Proprietà antiradicaliche dell’albedo dell’arancia


Ilaria Bocchini (2007), Lana Bovetti (2007), Viola Palanca (2007)
I.I.S. Galileo Galilei, Jesi (AN)



Lo scopo è studiare l’interazione tra l’albedo degli agrumi e molecole radicali, al fine di ridurre o annullare i loro effetti negativi. Il termine albedo, dal latino albedo (bianchezza), si riferisce alla parte interna biancastra della buccia degli agrumi. In particolare, si studiano gli ossidi di azoto (NOx), molecole radicaliche gassose, e altre specie chimiche ossidanti, esaminando il comportamento di un estratto etanolico dell’albedo quando interagisce con questi ossidi. L’uso dell’etanolo come solvente è giustificato dalla colorazione intensa della soluzione, indicativa di una possibile estrazione più efficiente.  

Il campione di albedo viene posto in una beuta, cui si aggiunge etanolo assoluto e conservato al buio fino al giorno successivo, quando viene filtrato con lana di vetro. L’estratto viene poi suddiviso in aliquote, una delle quali è utilizzata per il gorgogliamento degli ossidi di azoto. La soluzione etanolica, inizialmente gialla, diventa arancio-bruna dopo due minuti di gorgogliamento. Si registrano gli spettri nel visibile e si calcolano le aree sottese. La differenza tra le aree degli spettri prima e dopo il gorgogliamento è piccola, ma significativa.  

Alimenti addizionati di nitrati e nitriti potrebbero liberare NOx nell’organismo, e l’integrazione con albedo di agrumi potrebbe contribuire a mitigare i loro effetti negativi in caso di esposizione a inquinamento atmosferico o formazione endogena.